A Jan Palach.

Il 16 gennaio 1969 si dava fuoco in piazza San Venceslao, a Praga, il giovane Jan Palach. Studente di anni 21.

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A Jan Palach. 40 anni fa, fiaccola numero uno. E che si fottano i borghesi, la chiesa, i fascisti, i puffi, i mangiafuoco e tutti quegli ipocriti che l’hanno tirato a sè, creato il martire. Che si fottano gli stalinisti e gli ottusi che lo disprezzarono. Che si fottano i cechi che lo dimenticano e i turisti che cercano le puttane davanti a Venceslao. Che si fottano i carri armati e chi li guida. Che si fottano gli eserciti e che si fottano gli oppressori. Jan aveva 21 anni. Attenti quando parlate di lui. Attenti. Il suo nome brucia.

cronopio

La lettera di Jan

Giacché i nostri popoli si trovano sull’orlo della
disperazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra
protesta e di ridestare il popolo di questo paese agendo in questo modo.
Il nostro gruppo è composto di volontari che sono
decisi a lasciarsi bruciar vivi per la nostra causa.
lo ho avuto l’onore di estrarre il numero uno e in

tal modo mi sono guadagnato il diritto di scrivere la
prima lettera e di farmi avanti come la prima fiaccola.
Le nostre esigenze sono le seguenti:
1) Immediata abolizione della censura;
2) Proibizione della diffusione del giornale Zpravy
Se queste nostre esigenze non verranno soddisfatte entro cinque giorni, e cioè entro il 21 gennaio 1969,

e se il popolo non appoggerà con sufficente
energia la nostra causa (e cioè con uno sciopero a
tempo indeterminato) un’altra fiaccola si accenderà.

Fiaccola n. 1

P.S. Ricordatevi dell’agosto. Nella politica internazionale si è aperto uno spazio per la Repubblica socialista cecoslovacca; approfittiamone.


[Tratta da Cecoslovacchia: cinque anni dopo a cura di Gianlorenzo Pacini, Roma Edizioni Savelli, 1973]

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